Dopo l’amore

Joachim Lafosse

Dopo aver passato 15 anni insieme, Marie e Boris separano. Lei ha comprato la casa in cui vivono con le loro due figlie; ma è lui che l’ha ristrutturata. I due sono costretti a vivere comunque ancora insieme perché Boris non ha i mezzi per trasferirsi. E giunti al momento di fare i conti, nessuno dei due vuole lasciar andare ciò che ritiene di aver portato. Uno scontro di umanità che mette a disagio per l’affilatezza della scrittura scenica e l’acutezza dell’analisi psicologica e sociale. Bérénice Bejo, sempre strepitosa, e Cédric Kahn, regista prima che attore, sono a dir poco perfetti. 

 

 

L’économie du couple
Francia/Belgio 2016 – 100′

Il film di Lafosse è un dramma d’interni, siamo dentro la casa, siamo dentro alla coppia, siamo dentro a quel momento in cui nulla può accadere se non arrendersi al fatto che l’amore, o anche soltanto la possibilità di una relazione, sono finiti per sempre. E la scelta, stilistica appunto, di non uscire mai dall’elegante domicilio coniugale, di non varcare la soglia chiusa del giardino permette alla narrazione di assorbire il mondo esterno dentro allo spazio privato. La lotta di sentimenti diviene così lotta di classe, il capitale contro il lavoro tra le pareti domestiche, la politica nell’intimità, il senso precario di un presente in cui le recriminazioni sulle responsabilità familiari e su chi paga i conti finiscono per diventare un detonatore. Lafosse non prende parte per uno o per l’altro dei personaggi e nemmeno offre appigli che «spieghino» tale disastro sentimentale. Dissemina indizi, un possibile tradimento forse, o l’accumulo di stanchezza lascia agli spettatori la libertà di scegliere il proprio punto di vista. Le ragioni si affidano ai corpi, al malessere che raccontano, a quel loro annaspare negli ambienti prima comuni, condivisi, come la loro vita, e adesso segmentati in infiniti check-point emotivi. E pure lasciarsi andare non serve a nulla, una carezza diventa tagliente, un abbraccio soffoca e ferisce. Alla fine più che una «questione di cuore» è sempre e soltanto questione di soldi, di conti, di stime, di cifre, di regole stabilite. Sentimenti compresi.

Cristina Piccino – Il Manifesto

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