La bella addormentata
nel bosco (Sleeping Beauty) |
Per l'attesa nascita della principessina Aurora c'è grande festa a palazzo, ma tutto si guasta perchè la strega Malefica, risentita per il mancato invito, lancia una crudele maledizione sulla bambina. Nonostante l'amabile protezione delle fatine Flora, Fauna, Serena, al diciottesimo anno la povera Aurora cadrà in un profondo sonno. Ma a cosa servono i principi azzurri se non ad annientare i draghi ed a baciare le amate principesse? |
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Per
evitare la maledizione della strega Malefica (prima del sedicesimo anno si
pungerà con un arcolaio e cadrà in un sonno eterno), la principessa Aurora
viene mandata nel bosco con tré fate buone, Flora, Fauna e Serenella, che però
non impediranno alla profezia di compiersi. Toccherà al principe Filippo
uccidere la strega e con un bacio risvegliare la sua promessa sposa. Ispirato
alla favola di Charles Perrault, è il film che ha avuto la più lunga
gestazione di tutta la produzione Disney a cartoni (sei anni di lavoro), ma
nonostante il grande lavoro scenografico che richiama lo stile dei dipinti del
primo Rinascimento, l'uso del formato technirama 70mm, e qualche buona
invenzione (i mostriciattoli di Malefica, il combattimento col drago) non ha
molto ritmo e i due protagonisti non riescono a rendere appassionanti le loro
avventure. Da notare che, sullo sfondo, le chiome degli alberi sono «quadrate»,
in sintonia con lo stile geometrico allora in voga nel disegno. Dizionario dei Film - a cura di Paolo Mereghetti Con La bella addormentata nel bosco si torna alla
ricetta di Biancaneve e i sette
nani e di Cenerentola.
Il fatto nuovo è il gigantismo. Technirama, suono stereofonico, un budget di
sei milioni di dollari, il più costoso disegno animato di tutti i tempi. La
trama è un po' congestionata (storia d'amore con equivoci multipli — lei lo
crede un contadino lui la crede una contadina e si ribella all'idea di dover
sposare una principessa; romanzo d'avventure pieno di colpi di scena, rapimenti
e passaggi segreti;
fiaba gremita
di prodigi utilitari
che impoveriscono l'aura fiabesca — le fatine ricorrono continuamente
alla bacchetta magica, usandola anche come spray per tingere un vestito e come
fiamma ossidrica per tagliare i ceppi che tengono avvinto il principe), il tono
magniloquente o sbrigativo a seconda delle circostanze (c'è la poesia del tutto
superflua degli uccellini che danzano nel bosco con la principessa e c'è la
caricatura delle tré
tutrici, ottime
fate e
pessime casalinghe)
Dietro al bisogno di strafare
si indovina
la mancanza
di un punto di
riferimento sicuro, di un gusto condiviso da autori e pubblico.
L'insuccesso commerciale confermerà che queste fiabe femminili hanno fatto il
loro tempo. Disney
(Il
castoro Cinema)
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Oreste De Fornari
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